Senza pretendere troppo un po’ di didattica, ecco qualche spiegazione della terminologia e fenomenologia più frequente in meteorologia, in particolare in montagna.
L’effetto Föhn e Stau
Con effetto stau si intende la condensazione forzata di una massa d’aria, grazie all’azione orografica di una montagna. Come succede per esempio, quando l’aria fredda da N giunge sulle Alpi ed è quindi costretta ad eseguire un Effetto Föhn e Stausollevamento forzato per superare l’ostacolo di oltre 3000 metri che gli si pone davanti. Nel salire verso l’alto subisce una forzatura del suo moto più o meno orizzontale ed è costretta a salire rapidamente verso l’alto. La salita veloce della massa d’aria d’origine provoca una rapida e consistente condensazione del vapore acqueo in essa contenuto a causa del diminuire della temperatura con la quota (raffreddamento adiabatico), e le precipitazioni sul versante montuoso esposto al vento assumono carattere intenso (come spesso succede in Austria). Questo è l’effetto Stau. Quando poi la massa d’aria scavalca l’ostacolo oppostogli dalla barriera montuosa, precipita verso la valle oramai quasi del tutto priva del suo originario contenuto d’umidità. Nello scendere rapidamente verso le quote inferiori si riscalda per un processo chiamato “compressione adiabatica” e giunge a valle con alcuni gradi in più rispetto al punto di partenza e soprattutto scarica quasi del tutto del suo contenuto di vapore. Ecco che in questo caso si parla di effetto Föhn. La barriera alpina essendo molto alta crea forti differenze termiche tra l’aria di partenza e quella in arrivo nella valle opposta. Ed infatti sulla pianura padana occidentale, in occasione di forti correnti di provenienza nord, si verifica il Föhn: un vento mite proveniente dalle Alpi che rischiara e riscalda l’aria. Lo stesso fenomeno accade in maniera meno intensa, ma comunque molto evidente tra i due versanti opposti dell’Appennino, cioè quello Adriatico e quello Tirrenico.
Tabella effetto Wind-ChillWind-Chill
La combinazione di vento e basse temperature aumenta notevolmente la sensazione di freddo sul nostro corpo di quanto non ci suggerisca il termometro: questo fenomeno è l’indice di raffreddamento da vento (detto appunto wind-chill). Questo indice ci darà quindi la TEMPERATURA PERCEPITA e NON quella REALE. Per esempio una temperatura reale di +4C° associata ad un vento di 50km/h, fornisce una temperatura apparente di -11C°.
Inversione termica
E’ un fenomeno che determina la presenza nei fondovalle di temperature più fredde rispetto a quelle in quota. Quindi, in queste condizioni, all’aumentare della quota la temperatura aumenta. Le condizioni meteorologiche che favoriscono questo fenomeno sono l’assenza di fenomeni turbolenti nell’atmosfera unitamente a cielo sereno e notti lunghe, durante le quali l’aria che via via si raffredda in quota scivola lungo le pareti della montagna invadendo le bassure.
Temperature in montagna
Forse non tutti sanno che la temperatura diminuisce con l’altitudine in media di 0,6°C ogni 100 mt. Così, se per esempio a Bolzano ci sono +15°C sapendo che si trova a mt. 250 s.l.m., al passo Costalunga che si trova a mt. 1.750 ci sarà una differenza di circa 9°C, ovvero è plausibile trovare circa +6°C. Il calcolo è approssimativo, visto che possono subentrare altre variabili (vento, zone d’ombra, precipitazioni, copertura nuvolosa o altro), ma in assenza di fattori particolari è piuttosto affidabile.
Orario UTC
Forse non tutti sanno che l’orario che viene rappresentato sulle carte meteo e sulle immagini Meteo Sat viene espresso come orario UTC, ovvero l’ora di Greenwich. Ciò significa che l’orario rappresentato è di 2 ore indietro rispetto alla nostra ora in estate e di 1 ora in inverno (ora legale ed ora solare). Ad esempio, se sulla cartina meteo appare ore 12:00 UTC in agosto, significa che la cartina si riferisce alla situazione delle ore 14.00 ora italiana.
STRUMENTI METEO
Termometro: Come tutti sappiamo, serve appunto per misurare la temperatura, forse il dato più importante di una stazione meteo. Il termometro, oltre che fornirci la temperatura attuale, deve poter memorizzare la minima e la massima nell’arco di una giornata. Sapete anche tutti che la temperatura si misura in gradi Celsius, almeno qui in Italia. Per convertire per esempio la temperatura in gradi Fahrenheit (usato negli Stati Uniti) occorre moltiplicare il valore Celsius per 1,8 ed aggiungere 32.
Barometro: Il barometro misura la pressione atmosferica. Spesso la variazione della pressione dell’aria è indice di cambiamenti meteorologici. Così spesso (ma non sempre) una pressione in rapida diminuzione annuncia l’arrivo di un sistema ciclonico. Poichè la pressione atmosferica varia con l’altitudine, al fine di rendere confrontabili le misurazioni barometriche è necessario tarare il barometro al livello del mare. La pressione si misura in ectopascal (hPa), ma anche in millibar (mbar), anche se quest’ultimo è stato ufficialmente abolito.
Igrometro: Misura il tasso di umidità. Bisogna distinguere però tra umidità relativa ed umidità assoluta. L’umidità assoluta è una misura del volume d’acqua (vapore) contenuto in un certo volume d’aria a una data temperatura. Tuttavia, dal momento che la quantità di vapore che l’aria può trattenere dipende dalla temperatura, viene spesso utilizzata la misura di umidità relativa. Si tratta quindi della quantità di vapore acqueo contenuta in un volume d’aria espressa in percentuale della quantità di vapore necessaria per determinare la saturazione dell’aria a quella temperatura. L’aria satura corrisponde a un’umidità relativa del 100%. La quantità di vapore acqueo che può essere contenuta in un volume d’aria cresce con l’aumentare della temperatura. Quando l’aria non può più ospitare altro vapore, si dice che ha raggiunto la saturazione e la temperatura alla quale ciò avviene è detta punto di rugiada.
Pluviometro: Serve per misurare la quantità di pioggia caduta. Si tratta semplicemente di un recipiente cilindrico tarato.
Anemometro: E’ quel “aggeggio” che gira quando soffia il vento. Artigianalmente si può misurare il vento osservando la natura che ci circonda e facendo quindi riferimento ad una scala naturale, chiamata scala anenometrica di Beaufort.