Valanghe e slavine in montagna
C’è un gran parlare di valanghe quest’inverno a causa delle abbondanti nevicate sull’arco Alpino (versante Italiano) e soprattutto sulle nostre Dolomiti della Val di Fassa. Ad aggravare la situazione è la forte anomalia termica positiva che aumenta moltissimo il rischio di valanghe. Infatti quest’inverno non si registrano irruzioni artiche come di consueto e la neve accumulata oltre 2.000 m di quota ha ormai superato 4 metri. Sappiamo più o meno tutti cosa è una valanga anche se un po’ di ripasso e comunque un riassunto generale non fanno mai male. Ecco quindi qualche nozione sulle valanghe.
Quindi per definizione la valanga o slavina è un fenomeno che si verifica quando una massa di neve o ghiaccio improvvisamente si mette in moto su un pendio, precipitando verso valle a causa della rottura della condizione di equilibrio presente all’interno del manto nevoso, per effetto di uno stress interno che porta al raggiungimento del carico di rottura, ovvero quando la forza di gravità che agisce sul pendio innevato supera le forze di coesione del manto nevoso che agiscono in senso opposto. Durante la discesa la valanga può coinvolgere altra massa nevosa assumendo così dimensioni via via maggiori e raggiungere velocità anche superiori ai 300 km/h. Il distacco della massa di neve può essere provocato da varie cause: naturali, umane (sciatori), azione del vento, ecc. I meccanismi fisici e la dinamica sono dunque simili per certi versi a quella di una frana con il manto nevoso che sostituisce il terreno. Le valanghe costituiscono un pericolo serio nelle zone di montagna sia per le infrastrutture pubbliche e private (strade ed edifici), sia per l’incolumità fisica delle persone su piste da sci e fuoripista (alpinismo e scialpinismo). In particolare la pericolosità di una valanga dipende strettamente dalla massa nevosa staccatasi e dalla velocità raggiungibile, ovvero dunque dall’energia cinetica in gioco, che a sua volta dipende dalla geomorfologia del pendio coinvolto. Alla prima classe di rischio si ovvia con opere di geoingegneria, con
la messa in sicurezza dei pendii tramite appositi paraneve meccanici (le stazioni sciistiche devono garantire la massima sicurezza sulle piste); alla seconda si cerca di porre rimedio attraverso l’informazione di rischio emessa dagli organi competenti.
Tipi di valanghe
- In base all’agente che le genera possono essere: naturali o artificiali.
- In base alla morfologia dei pendii si classificano come valanghe: di versante o di colatoio.
- In base al tipo di movimento si classificano in valanghe: aeree, nubiformi, radenti, terrestri.
- In base alla superficie di scivolamento si classificano in valanghe: di superficie (che comprendono pochi strati, anche uno solo) o di fondo (che comprendono tutto lo strato).
- In base al tipo di distacco si classificano in valanghe: a fronte, a lastroni (o a lastre), puntiformi.
- In base al tipo di percorso si classificano in valanghe: di versante o incanalate.
Le cause scatenanti delle valanghe
- sovraccarico nevoso al di sopra di un pendio: aumenta la gravità che agisce contro la forza di coesione dei cristalli di ghiaccio; tale rischio aumenta con la pendenza e nei versanti sottovento per l’accumulo eolico di neve come ad esempio nei canaloni. Questo tipo di fattore di rischio dà spesso luogo a valanghe di fondo.
- precipitazioni nevose su un pendio innevato ghiacciato o già fortemente consolidato: la ridotta coesione tra i due strati formatisi determina una disomogeneità o discontinuità del profilo di coesione del manto nevoso che facilita lo slittamento e scorrimento a valle della massa nevosa superficiale (effetto scivolo e valanghe di superficie); tali valanghe superficiali sono comunemente dette slavine; tale rischio aumenta se la qualità della neve superficiale è resa pesante da alta umidità dell’aria.
- precipitazione piovosa su un pendio abbastanza innevato: aumenta il carico gravitazionale e riduce contemporaneamente anche la forza di coesione; si accompagna spesso all’innalzamento termico.
- innalzamento termico: favorisce l’instabilità del pendio innevato diminuendo la forza di coesione; se provoca anche la fusione parziale del manto nevoso il rischio aumenta ancor di più; tale rischio aumenta nei versanti esposti a sud per via della maggiore insolazione, nelle ore centrali della giornata e nel periodo primaverile di disgelo.
- vento: agisce meccanicamente aumentando localmente il carico gravitazionale o diminuendo le forze di coesione fino al raggiungimento e superamento del carico di rottura; tale rischio aumenta con l’intensità del vento e nei versanti sopravvento.
- distacco di seracchi o frane: possono innescare valanghe sui pendii innevati sottostanti se vicini al limite del carico di rottura. Sono cause tipiche dell’alta quota e delle stagioni calde.
Tra le cause artificiali ovvero umane
- passaggio di uno o più sciatori o alpinisti su un pendio a rischio ovvero vicino alla soglia limite di rottura: l’azione scatenante è impartita anche solo attraverso il peso dello sciatore, spesso amplificato dal moto verso valle dello stesso e da manovre brusche o del tutto errate o sconsigliate come la traversata longitudinale del pendio a rischio;
- cariche di esplosivo volutamente e debitamente piazzate per produrre una valanga artificiale e diminuire così il rischio connesso all’instabilità conclamata del pendio. Si parla in questo caso di distacco preventivo.
La probabilità di una valanga aumenta quindi proporzionalmente con l’accumulo nevoso, la pendenza e la particolare geomorfologia del pendio (luoghi particolarmente a rischio risultano i canaloni per l’accumulo eolico di neve), condizioni meteorologiche sfavorevoli, la temperatura e il vento. Si suole spesso assegnare una pendenza critica al pendio per la generazione di valanghe, ma episodi valanghivi possono verificarsi anche su pendii non considerati a rischio per la pendenza quando gli altri fattori di rischio menzionati agiscono in combinazione tra loro o in discesa da pendii superiori oltre tale criticità.
Spesso le valanghe sono più frequenti nel periodo primaverile quando si sommano molti dei fattori di rischio sopraesposti, ovvero in corrispondenza di nevicate particolarmente abbondanti con neve molto umida su pendio già molto assestato o ghiacciato e maggior rischio dovuto ai repentini e accentuati sbalzi termici per la maggiore insolazione.
In genere le valanghe sono più frequentemente causate da un fattore scatenante di tipo umano al di sopra di un pendio già a rischio ovvero fattori naturali e umani si legano insieme tra loro. In generale il rischio non è quasi mai nullo (quello che varia è la frequenza e le dimensioni dei distacchi) e le condizioni di sicurezza o meno vanno debitamente valutate all’occorrenza pendio per pendio, preferibilmente affidandosi ad esperti conoscitori del luogo o alle segnalazioni degli organi competenti preposti.
Dunque per diminuire il rischio di incorrere in una valanga e procedere in condizioni di relativa sicurezza, dopo un periodo particolarmente nevoso, occorre attendere l’assestamento del manto nevoso, processo che passa generalmente attraverso una fase critica di rischio, durante la quale è altamente sconsigliata l’attività escursionistica. Questa fase è caratterizzata da metamorfismo dei cristalli di ghiaccio favorito da condizioni avverse quali aumento termico e/o precipitazioni piovose in grado di provocare fusione e successivo ricongelamento e/o eventuali distacchi spontanei e, superata la quale, il manto trova condizioni di maggiore equilibrio per aumentata coesione.
In molte località viene utilizzata una scala europea per rappresentare il rischio di distacco di valanghe in quel momento nei pressi della località stessa, ed è quindi utile ed auspicabile la consultazione in sito da parte degli alpinisti/scialpinisti che vogliano intraprendere un’escursione fuoripista. I gradi di rischio sono i seguenti (ad ogni livello è associato il colore di una bandiera):
- DEBOLE: il manto nevoso è in generale ben consolidato e stabile. Il distacco è generalmente possibile solo con un forte sovraccarico su pochissimi pendii ripidi estremi. Sono possibili solo piccole valanghe spontanee (cosiddetti scaricamenti); contraddistinto dal colore verde.
- MODERATO: il manto nevoso è moderatamente consolidato su alcuni pendii ripidi, per il resto è ben consolidato. Il distacco è possibile soprattutto con un forte sovraccarico sui pendii ripidi indicati. Non sono da aspettarsi grandi valanghe spontanee; colore giallo.
- MARCATO: il manto nevoso presenta un consolidamento da moderato a debole su molti pendii ripidi. Il distacco è possibile con un debole sovraccarico soprattutto sui pendii ripidi indicati. In alcune situazioni sono possibili valanghe spontanee di media grandezza e, in singoli casi, anche grandi valanghe; colore arancione.
- FORTE: il manto nevoso è debolmente consolidato sulla maggior parte dei pendii ripidi; il distacco è probabile già con un debole sovraccarico. In alcune situazioni sono da aspettarsi molte valanghe spontanee di media grandezza e, talvolta, anche grandi valanghe; colore rosso.
- MOLTO FORTE: il manto nevoso è in generale debolmente consolidato e per lo più instabile. Sono da aspettarsi numerose grandi valanghe spontanee, anche su terreno moderatamente ripido; colore rosso e nero.
Sulle Dolomiti della Val di Fassa in passato ci furono diverse valanghe cosiddette storiche che causarono morte e distruzione. Nell’inverno del 1916/17, durante la prima guerra mondiale ci furono più di 10.000 vittime a causa delle valanghe tra i soldati italiani ed austriaci impegnati al fronte. Sul versante nord della Marmolada il 12 dicembre 1916, sotto un’unica valanga, morirono 253 soldati. Nel 1937 al Passo Pordoi il 14 dicembre una valanga uccide 8 aspiranti guide alpine. Ricordiamo poi un caso più recente del 2009 quando quattro soccorritori del soccorso alpino dell’alta Val di Fassa travolti sotto una valanga in Val Lasties tra il Pordoi ed il Sella alla ricerca di altre due escursionisti travolti a loro volta da un’altra valanga.
La prudenza non è mai troppa e quest’anno l’attenzione deve essere ancora più elevata proprio perché si sono sommati alcuni fattori di rischio tra i più elevati.
Fonte Wikipedia: http://it.wikipedia.org/wiki/Valanga
Bello l’articolo molto meno il commento alla foto della Val lasties: cosa le fa presupporre che gli sciatori ritratti siano imprudenti? ( Se di imprudenza si vuole parlare posso rilevare il fatto di non scendere 1 alla volta).
Grazie
Simone
la foto della Val Lasties l’ho scattata martedì scorso, 11 febbraio 2014. Aveva smesso di nevicare da poco, dopo giorni di neve, quindi grande accumulo, molto fresco, primi raggi del sole, neve non ancora stabilizzata e temperature elevate in una delle valli con più elevato rischio valanghe della zona. Non sarò un esperto di valanghe, ma sommando tutti questi fattori, ci vuole molto poco a capire che il passaggio in quella zona con queste condizioni è stato molto azzardato. Nel 2009 morirono 6 persone in quella zona con condizioni simili. La prima foto dove si vede scendere una piccola valanga l’ho scattata pochi minuti dopo il loro passaggio a pochi metri di distanza dal loro passaggio.