La perturbazione nord atlantica Vaia (nome assegnato dall’istituto di meteorologia di Berlino) che ha colpito l’Italia da nord a sud tra il 27 e il 29 ottobre è sicuramente una delle più forti, distruttive e violente della storia meteorologica recente.
Seguendo le carte meteo a disposizione abbiamo notato come la saccatura sia iniziata a comparire nelle determinazioni modellistiche già intorno al 18 del mese di ottobre. Mentre il modello americano gfs inizialmente vedeva l’affondo di aria artica dritto sulle Alpi con poche precipitazioni e aria fredda per il periodo, quasi tutto il resto dei modelli fiutava invece un ingresso dell’aria fredda più occidentale tra Francia e Spagna (alla fine questo è stato addirittura più a sud ovest) a generare un richiamo umido di venti meridionali di Ostro e Scirocco e copiose precipitazioni al centro nord. L’Europeo ecmwf e forse ancor più ukmo strada facendo si sono accorti che la saccatura sarebbe affondata fin sull’entroterra africano nord occidentale generando un forte richiamo umido a costruire nubi e precipitazioni da stau, più copiose e a tratti copiosissime nelle aree sbarrate dalle catene montuose (leggi appennino ligure, prealpi di nord est e anche larga parte dei versanti italiani alpini).
Temporalmente l’evento si può dividere in due parti: la prima nella giornata di sabato 27 ha visto i primi effetti con venti di libeccio/ostro a tratti moderati/forti che hanno portato le precipitazioni da stau su levante ligure alta Toscana, Piemonte (particolarmente colpito il biellese), prealpi e alpi Friulane. Ma già in questa giornata le precipitazioni si sono fatte intense su vaste aree del Trentino Alto Adige (da segnalare 99mm di pioggia caduti a Vipiteno zona abbastanza riparata dalle correnti meridionali nelle vicinanze del confine austriaco e quasi 300mm a Sappada in Comelico). Inutile dire che questi valori hanno provocato subito disagi, con uno smottamento che in serata ha interrotto l’A22 del Brennero tra Chiusa e il confine di Stato, oltre a varie piene di fiumi sul nord Italia fortunatamente controllate grazie a una pausa dei fenomeni nella seconda parte di domenica 28. Già domenica sopra i 2500m la coltre di neve sulle Alpi aveva toccato valori prossimi al metro.
La seconda fase (quella ancora più intensa e distruttiva) ha preso il via nella mattinata di lunedì 29 con un intenso flusso sciroccale, mentre la saccatura stava iniziando a costruire un minimo barico sul Golfo di Genova. Il mare ancora piuttosto caldo per la stagione e il repentino e violento calo di pressione hanno portato alla genesi di intensi sistemi temporaleschi autorigeneranti con un’estensione che ha preso quasi tutto il Tirreno dalla Liguria alla Sicilia. In questa giornata a far parlare di sé è stato il vento con raffiche fortissime sia nei temporali, ma anche nell’intensità durata per buona parte della giornata mentre il minimo è risalito e si è fatto più forte il dislivello pressorio tra ovest e est delle Alpi. Migliaia di alberi caduti dal basso Tirreno alle nostre Dolomiti. Foreste secolari che hanno visto danni di estensione chilometrica oltre ai numerosi smottamenti e frane che già non si contavano per la ripresa delle forti piogge.
Alcune curiosità e dati:
La depressione può essere classificata come un fenomeno di ciclogenesi esplosiva in quanto il calo pressorio ha raggiunto i 24 hPa in 24h.
Alle 00 UTC del 29 ottobre il minimo centrato tra Baleari e Sardegna faceva registrare valori di 995 hPa muovendosi verso nord est tra pomeriggio e sera fino a raggiungere i 978 hPa
Questi i valori massimi di precipitazione registrati:
Spiccano in particolare i totali di 623 mm a Torriglia (Genova, bacino padano dello Scrivia), 595 mm a Sappada, 716 a Soffranco (Belluno, bacino del Piave) e 817 mm a Malga Chiampiuz (in Comune di Forni di Sotto, Udine – bacino del Tagliamento). Notevoli anche i 534 mm del Lago Larecchio (Valle Isorno, Ossola, bacino del Toce).
Segnaliamo a livello locale per le Dolomiti i valori Arpav che hanno registrato picchi di oltre 300mm nei pressi di Passo Fedaia. Verosimilmente potrebbero essere caduti 3 metri di neve fresca sul ghiacciaio della Marmolada a quote superiori ai 2800m
Alcune velocità del vento con picchi massimi quasi tutti nella giornata del 29:
88 km/h a Pontremoli
102 km/h a Roma-Ciampino 119 km/h a Genova-Sestri 128 km/h a Lugano (secondo valore in assoluto più elevato per la stazione) 128 km/h al Passo Valles (Dolomiti) 140 km/h a Urbino-Oss. Serpieri
(poco sotto il primato di 146 km/h del 23 dicembre 2009) 148 km/h a Capo Carbonara (Sardegna sud-orientale)
155 km/h al Colle di Cadibona (Savona) 171 km/h alla Spezia e a Follonica 180 km/h a Marina di Loano 200 km/h sul Monte Rest (Prealpi Carniche) 204 km/h sul Monte Gomito (Appennino Tosco-Emiliano).
Proprio riguardo al vento c’è da dire che contrariamente ai numerosi servizi e frasi riportate dai media non si può parlare di trombe d’aria proprio perché non si è mai assistito alle classiche formazioni vorticose che le caratterizzano.
Ci sembra sensato parlare di downburst locali, mentre addirittura di macroburst nei casi delle multi celle.
I danni boschivi che invece hanno colpito le Dolomiti sono tutti dovuti al fortissimo vento meridionale dovuto al forte gradiente barico (ma non è dato escludere senza dati più certi la possibilità anche qui di locali macroburst).
Proprio il vento ha raggiunto un valore incredibilmente alto a Passo Rolle con la massima raffica a 217,3 km/h
Non si tratta del record assoluto italiano che resiste con i suoi 238,2km/h registrati sull’Appennino tosco emiliano (Passo della croce Arcana)
Nella foto un dettaglio della devastazione al Passo Costalunga. Altri dettagli sulla devastazione in Val di Fassa e nell’intera area dolomitica saranno riassunti in un secondo articolo.